In un'epoca in cui l’impresa si dibatte tra algoritmi e incertezze, fa bene tornare a guardare chi ha saputo costruire il futuro con la forza delle idee e delle mani.
Uno di questi è stato Lino Zanussi.
Un uomo che in vent’anni ha trasformato un’officina di provincia in una multinazionale. Che parlava poco, ma capiva tutto. Che innovava senza slogan. E che morì troppo presto, lasciando un vuoto ancora palpabile nel cuore del Nordest.
A questo protagonista dimenticato dell’industria italiana, Piergiorgio Grizzo, con la consulenza storica di Carlo Sam, ha dedicato un lavoro prezioso: un libro e un docufilm che ne raccontano la visione, i valori, il lascito.
Grizzo scava nella vita dell’imprenditore pordenonese con precisione storica e partecipazione umana.
Ne emerge il ritratto di un uomo riservato ma lucidissimo, capace di intuire il cambiamento e guidarlo. Che investiva nella formazione dei collaboratori, nella qualità del prodotto, nell’export quando nessuno ci credeva.
Un uomo che credeva che l’impresa avesse un ruolo sociale prima ancora che economico.
È una biografia che va letta non solo per sapere chi era Zanussi, ma per riflettere su che tipo di imprenditori vogliamo essere oggi.
Dallo stesso autore arriva anche un docufilm dallo stile asciutto e diretto, con Raffaello Balzo nei panni di Zanussi.
“Cavalcando la tigre” – questo il titolo evocativo – non è un documentario celebrativo, ma un invito a guardare il presente con la stessa urgenza e lucidità di chi, nel dopoguerra, ha saputo trasformare macerie in progresso.
Il film ricostruisce momenti chiave della vita di Zanussi, ma parla anche all’imprenditoria contemporanea:
cosa significa guidare il cambiamento? Come restare fedeli a un’etica del fare, mentre tutto intorno accelera?
La lezione di Lino Zanussi non sta solo nei risultati aziendali.
Sta nel modo in cui pensava l’impresa: non come un fine, ma come un mezzo per costruire senso, lavoro, futuro.
Oggi che tante PMI arrancano tra burocrazia, ignavia e trasformazioni digitali mal digerite, ricordare figure come la sua non è nostalgia. È strategia.
Perché chi ha il coraggio di “cavalcare la tigre” del cambiamento, come fece Zanussi, ha ancora qualcosa da dire. E da insegnare.